MA NON CHIAMATELO TEATRO
- La cultura è a monte di ogni progresso -
Un teatro è un teatro. Lapalissiano.
Una frase tanto banale da apparire scontata. Eppure no. Anche un concetto che sembrerebbe apparentemente inequivocabile, diviene spunto foriero di interpretazioni equivoche.
Ma andiamo per gradi.
Un teatro ha una platea e una galleria, un teatro ha un foyer, un bar, una sala stampa, un teatro ha i camerini, i servizi, l’ufficio del personale, quello della segreteria e quello della direzione.
Un teatro ha un palcoscenico, un retropalco, un’attrezzeria, un magazzino per le scenografie.
Un teatro è foderato di velluto, quando non lo è, i suoi palchetti sono comunque finemente decorati.
Se è moderno, sarà molto alto, con la possibilità di calare scene e far salire arredamenti.
Un teatro è un luogo sacro che quando entri lo riconosci subito, un posto dove lo scricchiolio delle assi del palcoscenico risuona nella sala mentre il ritmo del respiro del primo attore impegnato in una scena drammatica tiene il pubblico col fiato sospeso, col timore che uno starnuto partito accidentalmente dalla platea possa distruggere la magia e l’intensità del momento.
Un teatro è un luogo in cui l’acustica è progettata in modo sopraffino, per permettere al pubblico di sentire senza alcuno sforzo, e senza amplificazione, chiunque parlasse sul boccascena, o recitasse foss’anche con gemiti e sussurri, dal proscenio o sul palco. Un teatro è partecipazione emotiva.
Un teatro possiede le quinte, i praticabili, le americane e le graticce.
Un teatro possiede un parco lampade.
Un teatro possiede una cabina regia.
Un teatro ospita le arti della recitazione, della musica e della danza, e di tutte quelle arti dello spettacolo ispirate dalle muse Euterpe, Melpomene e Tersicore.
Un teatro è scienza, è comunicazione, è ricerca, è condivisione, è studio, è crescita civile e sociale.
Un teatro conferisce autorevolezza, lustro e importanza alla città che lo ospita, ma quel teatro che non dovesse funzionare regalerebbe un’immagine decadente di quella stessa città.
Il teatro ha un’infinita capacità di parlare alle emozioni della gente, con il sudore della gente, di quegli artisti e di quei tecnici che lavorano nel e per il teatro.
Un teatro è un luogo di lavoro, e che dà lavoro, è un luogo di incontro e di crescita, un luogo tra i migliori da custodire nella memoria delle nuove generazioni e un posto dove dirigersi sempre più spesso per distrarsi e curarsi l’animo per gli anziani.
Un teatro ha bisogno di una programmazione, con spettacoli e allestimenti di una compagnia stabile e lavori proposti dalle compagnie di giro, in un cartellone che preveda matinée per le scuole, rassegne e incontri con i giovani, insomma, un teatro è un luogo dove organizzare spettacoli, eventi, attività didattiche, educative, ludiche e sociali, un luogo in cui si possano proporre esposizioni d’arte nel foyer, e iniziative culturali di vario genere da mettere in cantiere negli inverni rigidi e desolati.
Un teatro dovrebbe e potrebbe essere una vera alternativa, la possibilità per un adulto di trascorrere una serata o un pomeriggio nel caldo ventre materno della sala buia, mentre di fronte, sul palcoscenico, sapientemente illuminato ad arte, si muovono i bravi attori, trascinandolo per due ore o poco più nel mondo dei sogni e della speranza, e per un giovane un gioco nuovo ogni volta, in cui essere protagonista e artefice, ispiratore e condottiero, giocatore e strumento, attante e attore, a discapito della noia che coltiva bullismi, alcolismi e indesiderabili altri ismi di vario genere.
Un teatro non è un affare da campagna elettorale, da promettere prima e dimenticare dopo, un teatro è una cosa talmente futile da essere maledettamente seria, talmente inutile da apparire, oggi più che mai, assolutamente necessaria.
Un teatro è la rappresentazione della bellezza, e assorbire bellezza fa bene alla psiche, oramai finalmente s’è capito: la bellezza incide sulla psiche dell’uomo.
Ci sono voluti anni e anni di studi per arrivare a questa conclusione anche da un punto di vista scientifico senza tema di smentita, che bastava seguire il buon senso e avremmo potuto tirare le medesime conclusioni molto prima, a partire dall’antichità classica.
La bellezza aiuta la psiche umana, sì è detto, e una psiche serena e ben “nutrita” è il miglior direttore e arbitro del nostro corpo. Ecco perché c’è chi sostiene, con una qualche ragione, che le brutture facciano ammalare, e con la salute e il benessere psicofisico delle persone non si può scherzare, non adesso, non più.
Se ne deduce che per vivere meglio bisognerebbe essere circondati dalla bellezza.
Ebbene, un vero teatro è una fabbrica di bellezza per la psiche.
Così come lo sono i cinema e i musei: fabbriche di bellezza.
E così come le fabbriche inattive creano povertà e disagio economico, allo stesso modo fabbriche culturali inadeguate costituiscono la prima fonte del disagio sociale.
Se da bambino avessi avuto un TEATRO da frequentare, ricorderei con meno angoscia un periodo in cui il massimo del diversivo era la passeggiata domenicale.
Se da vecchio avrò un TEATRO nel quale accoccolarmi, potrò sperare di sedere in una bella sala elegante e riscaldata, all’interno di un ambiente che si cura un po’ di me, per evadere in due ore o giù di lì dai miei acciacchi senili, mentre fuori è freddo e piove.
Per queste ragioni, occorre investire in cultura, ora più che mai, e se la scuola non può andare a teatro, il teatro, quello vero, può andare nella scuola: un giorno attori, cantanti, tecnici di cinema e teatro finalmente insegneranno nella scuola.
Daranno lezioni ai ragazzi, insegneranno a pronunciare correttamente la nostra lingua sia agli stranieri che agli italiani; informeranno sulla serietà delle arti creative, faciliteranno la socializzazione con le dinamiche teatrali, impartiranno lezioni così curate e dettagliate che ne potranno beneficiare persino quei docenti che saranno chiamati ad assistere, supervisionare, collaborare.
La società civile ha bisogno di riscoprire il teatro, quello vero, così come ha bisogno del cinema, e nello stesso modo e per le medesime ragioni dei musei: dall’antico, al moderno, al contemporaneo.
Ne ha bisogno una città moderna, in cui vivere dovrebbe essere motivo di orgoglio e fonte di piacere.
A Reggio Emilia, nell'ottobre del 2004, si tenne un’importante conferenza internazionale sul tema del rapporto tra l'architettura e l'arte teatrale. Le cose di cui tener conto nella costruzione di un teatro sono talmente tante che ancora se ne discute.
Una cosa pare certa: un vero teatro non è una sala polivalente per attività politiche.
La società moderna ha bisogno dell'antica arte del teatro, e quella società che non dovesse sostenere il suo teatro è profondamente malata, se non addirittura moribonda.
FCR
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