martedì 10 settembre 2013

30. Perché non porterò i miei studenti a Pompei

Pompei e il disfacimento della cultura italiana

Insegno arte. Credo, da sempre, che il patrimonio italiano, fatto di bellezze storiche e panorami mozzafiato, sia la vera ricchezza di questo paese.
Come tanti miei coetanei, anche per me è venuto il momento di pensare seriamente di andarmene all'estero, cosa che poi non ho fatto, nella convizione che fosse meglio rimanere e lavorare per migliorare le cose qui, a casa mia, nostra.



Insegnare, tra le tante cose, credo significhi trasmettere da un lato la conoscenza, dall'altro l'amore e la passione che si riservano per una materia o per un certo argomento: nel mio caso, l'arte.
In Italia arte e storia vivono un connubio indissolubile. Infatti è improbabile pensare all'insegnamento della storia senza trattare la storia dell'arte, così come sarebbe inverosimile non raccontare agli studenti chi siamo e da dove veniamo attraverso le vestigia di popoli antichi che ci hanno preceduti e di cui siamo parte, che hanno lasciato in questo paese segni meravigliosi della loro presenza.

Nei molti viaggi all'estero, sono più volte rimasto colpito da come intorno a "quattro sassi", spesso davvero poco significativi, sorgano importanti strutture museali, con tanto di organizzatissimi bookshop, bar e sale multimediali a corredo, alimentando un notevole giro d'affari praticamente intorno al nulla.
Il "nulla" diventa chiaramente tale se confrontato con quanto abbiamo in Italia.
Se ragionassimo con questo criterio, dovremmo avere un percorso museale in ogni angolo del più remoto paesino di questa già fin troppo martoriata nazione.
Così, va con sé che non sia possibile avere musei in ogni dove, per quanto, da più parti non si fa altro che dire che archeologia, arte, paesaggi e prodotti tipici sono il nostro vero e unico petrolio. Eppure ci sono certi luoghi in cui, tuttavia, questo tipo di attenzioni, cura, rispetto e innovazione, te l'aspetti.
Sono luoghi come Pompei, entrati nell'immaginario collettivo del mondo intero, luoghi che in Italia davvero non mancano.

Allora decido di portare i miei studenti a Pompei, per vedere da vicino, da dentro, una città romana, meravigliosamente e inesorabilmente intatta: abitazioni, servizi, anfiteatro, strade, ville, postriboli, architetture, decori.



Agosto 2013. Vado da solo per un sopralluogo. Potrò immaginare un percorso e preparare delle lezioni.
Così, sono tornato negli scavi di Pompei, meravigliosa città romana pressoché integra.



In seguito alle mille polemiche nate a causa del crollo di una delle case ospitate nel sito archeologico (qualche anno fa - vedi post "Il crollo di Pompei"*), mi aspettavo che le cose andassero decisamente meglio.
Lascio giudicare chi, per scelta o per ventura, è capitato su queste pagine, come stiano le cose.



Ho fotografato più immondizia, cancelli chiusi, vecchi cartelli di lavori in corso, che bellezze archeologiche. Uno schifo.




Fuori dalla biglietteria la fila dalle 8 di mattina: francesi, tedeschi, giapponesi...
















Prima dell'ingresso una fila interminabile di bancarelle che ti vendono questo e quello, lasciando prefigurare le meraviglie dell'interno. È una vergogna. La città stava meglio trent'anni fa. Sono capitato in un tugurio a cielo aperto.
Non possiamo più aspettare, questo strazio e questo patrimonio, che potrebbe dare lavoro a centinaia di persone, ancora in mano ai burocrati.
Non ci sono parole per descrivere il disgusto che ho provato nel vedere lo stato di degrado del sito archeologico. Ho avuto i crampi allo stomaco per la rabbia.



Possibilità di sviluppo soppresse e cura del patrimonio storico vergognosa.
Vorrei chiedere conto di questo sfacelo, questa incapacità parte da lontano.

Un vero scempio. Un insulto continuo, a ogni passo, in ogni via, dentro ogni vicolo, di là da ogni divieto d'accesso e oltre ogni lucchetto.









































Potrei continuare con altre decine di immagini. Ne ho volutamente presa una sequenza a caso e mi fermo qui. Ditemi se meritiamo questa incuria, questo degrado.
Di seguito, si vede chiaramente lo stato di abbandono di questa villa romana, solo una delle tantissime sul percorso a ostacoli tra di divieti di accesso, sporcizia, ciarpame, polvere e vecchie transenne che migliaia di turisti provenienti da ogni parte del mondo vedono ogni giorno.





Una bella cartolina dall'Italia, non c'è che dire.
Chi sono i responsabili di questo sfacelo?

Certa politica è un danno per il paese.
Affreschi, mosaici, stucchi, lastricati, marmi, colonne, architetture, mura: tutto in uno stato d'abbandono. Persino i contenitori dell'immondizia hanno un che di sfasciume.



Alla fine del giro, deluso, mi convinco mio malgrado che non sia opportuno portare i miei studenti a Pompei. No, non è opportuno portare studenti a Pompei.
Dopo aver ascoltato un professore decantare tanto le arti e la storia, che nelle sue lezioni insiste su quanto sia importante e imprescindibile per il nostro paese prendersi cura del patrimonio storico-artistico, sia per rispetto della storia che per creare nuovo lavoro e nuova ricchezza, vedendo tutto quello sfacelo e quell'incuria, cosa penserebbero?
Imparerebbero che la storia e l'arte si possono trattare così.
No, grazie.
Chi vuole può immaginare queste poche righe come una provocazione, ma per me ce n'è abbastanza per non portare i miei studenti a Pompei. Spiegherò loro il perché di questa decisione.
Non voglio essere parte di un processo altamente diseducativo.
Del resto, viviamo anche di esempi.

F

 
* Note precedenti:
https://www.facebook.com/notes/federico-caramadre-ronconi/cultura-il-crollo-di-pompei/473799189760
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VERSIONE INTEGRALE:
"Perché non porterò i miei studenti a Pompei".

Pompei e il disfacimento della cultura italiana.

Insegno arte. Credo, da sempre, che il patrimonio italiano, fatto di bellezze storiche e panorami mozzafiato, sia la vera ricchezza di questo paese.
Come tanti miei coetanei, anche per me è venuto il momento di pensare seriamente di andarmene all'estero, cosa che poi non ho fatto, nella convizione che fosse meglio rimanere e lavorare per migliorare le cose qui, a casa mia, nostra.

Insegnare, tra le tante cose, credo significhi trasmettere da un lato la conoscenza, dall'altro l'amore e la passione che si riservano per una materia o per un certo argomento; nel mio caso: l'arte.
In Italia arte e storia vivono un connubio indissolubile. Infatti è improbabile pensare all'insegnamento della storia senza trattare la storia dell'arte, così come sarebbe inverosimile non raccontare agli studenti chi siamo e da dove veniamo attraverso le vestigia di popoli antichi che ci hanno preceduti e di cui siamo parte, che hanno lasciato in questo paese segni meravigliosi della loro presenza.

Nei molti viaggi all'estero, sono più volte rimasto colpito da come intorno a "quattro sassi", spesso davvero poco significativi, sorgano importanti strutture museali, con tanto di organizzatissimi bookshop, bar e sale multimediali a corredo, alimentando un notevole giro d'affari praticamente intorno al nulla.
Il "nulla" diventa chiaramente tale se confrontato con quanto abbiamo in Italia.
Se ragionassimo con questo criterio, dovremmo avere un percorso museale in ogni angolo del più remoto paesino di questa già fin troppo martoriata nazione.
Così, va con sé che non sia possibile avere musei in ogni dove, per quanto, da più parti non si fa altro che dire che archeologia, arte, paesaggi e prodotti tipici sono il nostro vero e unico petrolio. Eppure ci sono certi luoghi in cui, tuttavia, questo tipo di attenzioni, cura, rispetto e innovazione, te l'aspetti.
Sono luoghi come Pompei, entrati nell'immaginario collettivo del mondo intero, luoghi che in Italia davvero non mancano.

Allora decido di portare i miei studenti a Pompei, per vedere da vicino, da dentro, una città romana, meravigliosamente e inesorabilmente intatta: abitazioni, servizi, anfiteatro, strade, ville, postriboli, architetture, pitture parietali, mosaici, decori.

Agosto 2013. Vado da solo per un sopralluogo. Potrò immaginare un percorso e preparare delle lezioni.
E così, sono tornato a distanza di tempo negli scavi di Pompei, meravigliosa città romana pressoché integra.

In seguito alle mille polemiche nate a causa del crollo di una delle case ospitate nel sito archeologico (qualche anno fa - vedi post "Il crollo di Pompei"*), mi aspettavo che le cose andassero decisamente meglio.
Lascio giudicare chi, per scelta o per ventura, è capitato su queste pagine, come stiano le cose.

Ho fotografato più immondizia, cancelli chiusi, vecchi cartelli di lavori in corso, che bellezze archeologiche. Uno schifo.

Fuori dalla biglietteria la fila dalle 8 di mattina: francesi, tedeschi, giapponesi...

Prima dell'ingresso una fila interminabile di bancarelle che ti vendono questo e quello, lasciando prefigurare le meraviglie dell'interno. È una vergogna. La città stava meglio trent'anni fa. Sono capitato in un tugurio a cielo aperto.
Non possiamo più aspettare, questo strazio e questo patrimonio, che potrebbe dare lavoro a centinaia di persone, ancora in mano ai burocrati.
Non ci sono parole per descrivere il disgusto che ho provato nel vedere lo stato di degrado del sito archeologico. Ho avuto i crampi allo stomaco per la rabbia.

Possibilità di sviluppo soppresse e cura del patrimonio storico vergognosa.
Vorrei chiedere conto di questo sfacelo, questa incapacità parte da lontano.
Un vero scempio. Un insulto continuo, a ogni passo, in ogni via, dentro ogni vicolo, di là da ogni divieto d'accesso e oltre ogni lucchetto.

Potrei continuare con altre decine di immagini. Ne ho volutamente presa una sequenza a caso e mi fermo qui. Ditemi se meritiamo questa incuria, questo degrado.
Di seguito, si vede chiaramente lo stato di abbandono di questa villa romana, solo una delle tantissime sul percorso a ostacoli tra di divieti di accesso, sporcizia, ciarpame, polvere e vecchie transenne che migliaia di turisti provenienti da ogni parte del mondo vedono ogni giorno.

Una bella cartolina dall'Italia, non c'è che dire.
Chi sono i responsabili di questo sfacelo?
Certa politica è un danno per il paese.
Affreschi, mosaici, stucchi, lastricati, marmi, colonne, architetture, mura: tutto in uno stato d'abbandono. Persino i contenitori dell'immondizia hanno un che di sfasciume.
Alla fine del giro, deluso, mi convinco mio malgrado che non sia opportuno portare i miei studenti a Pompei. No, non è opportuno portare studenti a Pompei.
Dopo aver ascoltato un professore decantare tanto le arti e la storia, che nelle sue lezioni insiste su quanto sia importante e imprescindibile per il nostro paese prendersi cura del patrimonio storico-artistico, sia per rispetto della storia che per creare nuovo lavoro e nuova ricchezza, vedendo tutto quello sfacelo e quell'incuria, cosa penserebbero?
Imparerebbero che la storia e l'arte si possono trattare così.
No, grazie.
Chi vuole può immaginare queste poche righe come una provocazione, ma per me ce n'è abbastanza per non portare i miei studenti a Pompei. Spiegherò loro il perché di questa decisione.
Non voglio essere parte di un processo altamente diseducativo.
Del resto, viviamo anche di esempi.

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