« Noi abbiamo dottrina di non cercar la divinità rimossa da noi, se l’abbiamo appresso, anzi di dentro, più che noi medesmi siamo dentro a noi » (Giordano Bruno).
« Perciò bisogna concludere che al di sopra della nostra mente vi è una legge che si chiama verità e non c’è dubbio che esista una natura immutabile, superiore all’anima umana » (S. Agostino).
Artemide è una città intima, accogliente, calda, ariosa.
Artemide è fatta nel tempo, e di ogni epoca racconta e conserva di sé il meglio. In ogni pietra, ogni zolla di terra, ogni rivo, ogni roccia, ogni albero, ogni campo, forte e presente è la storia di Artemide, sicché i cittadini si sono obbligati a recuperare un antico palazzo, un vicolo, una piazzetta, un cornicione, un affresco, un pianoro coltivato, una via vecchia, l'ansa dimenticata di uno dei suoi ruscelli o un antico camminamento. Lo fanno ogni qual volta abbiano in animo di costruire un edificio nuovo, un nuovo progetto.
In Artemide, il nuovo e l'antico hanno uguale valore.
Per arrivare ad Artemide bisogna attraversare le campagne antistanti, tra viali alberati e strade di ghiaia, dolci pendii, tenute agricole, chine improvvise, ricchi uliveti e vigne rigogliose, coltivate con pazienza e atavica cura dalle generazioni degli abitanti che si avvicendano alla sua guida. L'ingresso alla città maestosa è segnato da un dolce declivio inanellato da due freschi torrenti, orditi di due file d'alberi ombrosi, il cui frusciare delle foglie al vento culla i sogni dei pescatori, che vanno sonnecchiando solitari sulle sponde, e il viandante che s'appresta all'arrivo in città, tra lo sfarfallio delle limpide acque, dai riflessi d'argento, e il guizzo improvviso dei pesci da risalita, impegnati a saltare la legata che si frappone tra loro e la meta. Seguendo il dolce pendio della via maestra, tra i due rivi all'ombra nodosa dei faggi antichi, l'ingresso ad Artemide si manifesta imponente sotto un archivolto disegnato al centro di una cinta di mura maiuscole, sorvegliato ai lati da due posti di guardia e anticipato da un ponte in legno, che quando la piena è di stagione, si leva ritto in seno alla porta, mentre le acque si incanalano tergendo i due lati e divergono sotto le mura, lasciando il passo libero al viandante sulla grande porta centrale.
Dall'alto del muraglione, una selva di fiori penduli e curatissime azalee sgargianti, disegnano di vivacissimi colori il profilo esterno della città, come fosse una bordatura opulenta di profumi, così che il viaggiatore, entrandovi, abbia l'impressione di varcare il soglio di un enorme e ben curato giardino.
All'interno, in Artemide, è tutto un alternarsi di piazze adorne di fontane zampillanti e vie graziose, su cui s'aprono le tante botteghe dei suoi abitanti.
Nella città, dalle mille fontane, sgorgano acque sorgive limpidissime, il cui approvvigionamento è assicurato da un enorme acquedotto a tripla arcata, che sposta il flusso adamantino di ben tre fonti differenti, la liscia, la gassata, la solfurea, dalle sorgenti delle anguste valli e dei cavoni, fin dentro la piazza centrale del borgo antico, saltando fossi, dirupi, forre, insenature naturali di rivi nascosti e improvvisi placidi laghetti, prima di aggrapparsi tenace e orgoglioso alle alte mura di cinta.
In Artemide, si potrà riconoscere lo zampillo d'acqua frizzante dalle bocche adorne delle fontane in marmo bianco zuccherino, modellate finemente da abilissimi maestri artigiani; le acque lisce sgorgheranno invece da forme ricavate nel grezzo travertino bianco latte, e le solfuree, acque vaporose, ambite da cittadini e villeggianti per le proprietà curative e taumaturgiche, sgorgano squillanti di sentori ameni da fontanelle modellate in peperino grigio, mentre la pietra cotta, di un peperino rosso luminoso e vivace, segnala al forestiero le solfuree calde, offerte negli anditi turistici di Artemide, tra basse piscine termali, rivestita da un bianco impasto di polvere di zolfo, salutare per la pelle, nei suoi trentotto gradi centigradi costanti, tra salutari effluvi benefici.
Ai cittadini e ai villeggianti non mancano i servizi, in Artemide, e con i servizi per il corpo, pari importanza hanno i servizi per lo spirito: nei suoi teatri, un minimo di tre spettacoli per sera, serate a tema nei suoi bistrot, concerti di musica colta nelle chiese, giochi popolari nelle piazze, percorsi guidati nei tre musei, quello dell'antico, quello del moderno, e quello del contemporaneo.
La storia di Artemide si legge nei vari strati delle sue terre, partendo dal ventre delle età primitive, tra le ninfe, nei fitti boschi, negli orridi dirupi, sotto il livello dell'abitato moderno, nei sotterranei templari, attraverso le vestigia nobiliari dell'età di mezzo, fin su, fino alle alte torri dei tempi correnti, passando con distrazione tra i vari stadi intermedi delle molte epoche che ad Artemide hanno lasciato un segno tangibile e importante: dall'umanità delle caverne tufacee, alle civiltà pagane, etrusche, romane, all'uomo del medioevo, e a quello delle corti rinascimentali, all'epoca barocca, illuminista, ottocentesca, moderna e contemporanea. Dal basso verso l'alto, in un salire di livelli e d'epoche storiche, tra il digradare dolce dei campi, e gli improvvisi crepacci orridi delle rupi di pietra friabile e antica, su, fino alla cinta muraria, e più su ancora, nei bei palazzi risplendenti per le vie del centro, fino alla suburra medioevale, intorno al castello protetto dai fossati, cascate d'acqua cristallina e ponti levatoi, e un maniero rimodellato su pianori etruschi, dinanzi alle città dei morti, necropoli sacre delle città dei vivi, visibili a un giro di sguardo di là dal fiume, giusto sotto le mura.
In mezzo, chiese, guglie, cupole e campanili d'ogni tempo, come fossero una sorta di memoria collettiva scritta nelle architetture, fino ai più moderni edifici in vetro e tufo, concepiti a uso dei nuovi cittadini e a servizio della florida città-museo.
Ad Artemide i cani si affacciano dalle finestre coi padroni, e i gatti ti osservano passare di là dai parapetti dei balconi, tra vasi di gerani in fiore e bouquet di lavanda e salvia aromatica, o da sopra i muretti bassi dei giardini pensili, sulle terrazze ombrose tra foglie leggere di limoni e ulivi.
Ad Artemide, i vecchi, seduti a chiacchierare per le vie del centro, ti sorridono davanti ai loro ingressi mentre passi, e spesso ti invitano ad entrare, per condurti, tra gli ampi ingressi dei bei palazzi, fin nel retro, dove conservano con cura diligente e saperi antichi, i vini delle annate migliori, stipati in odorose botti di legno all'interno di pregevoli cantine scavate a mano nella roccia, per offrirti un bicchiere di benvenuto, specie se sei uno straniero o un forestiero di passaggio, cosicché, lasciando Artemide, tu possa conservarne un buon ricordo, all'insegna di un racconto, di un aneddoto, di un sorriso, buoni a coltivare il desiderio di tornarvi.
Artemide è una città della memoria, una città dei segni, della storia, degli scambi. Artemide è una città del desiderio, una città sottile, con i suoi occhi, i suo nome, i suoi morti, il suo cielo. È una città continua, nascosta, celata, sfrontata, inversa.
Di là dai campi, dalle fronde degli alberi nodosi, dai rivi brillanti, dal muraglione austero, dai palazzi sontuosi, dalle rupi sorprendenti e dai fossi continui, Artemide si lancia in un tuffo salvifico fin dove può lo sguardo, scala dopo scala, fino al basso, giù, del porto, fin dietro la banchisa fitta di filari di barche variopinte, dei pescatori con le reti pastello, fino all'attracco delle solide bitte in bronzo allineate ad arte, fino al mare.
Pur immaginando una città in mille faccende affaccendata, in cui i mille e più balconi fioriti rispecchiano i mille e più colori delle attività dei suoi laboriosi abitanti, ad Artemide nessuno pare andar di fretta, anzi, dalla serenità e dalla calma dei loro passi, si potrà intuire la semplicità solenne e la gaiezza interiore dei cittadini, che al suono armonioso delle giocose campane issate sul palazzo del governo, sono informati perfettamente sul giorno, l'ora, e persino sul quarto, a seconda che suoni e riverberi nell'aria tersa questo melodico rintocco o quello, mentre le torri campanarie delle mille chiese ricordano le feste dei santi, i matrimoni, i nuovi nati, i funerali e i giorni di festa.
Ad Artemide non ci sono orologi né calendari.
Dalle campagne circostanti, sul calar della sera, si potranno ammirare giochi pirotecnici silenti lambire dai cieli le alte mura, e da quelle ricadere giocosi a pioggia sui ruscelli dei fossati sottostanti, inghiaiando d'oro, d'argento e lapislazzuli, il confine della città abitata, guarnita dalle luminarie variopinte tra i bagliori accesi delle vie brulicanti nei giorni di festa. In quei giorni, petali di fiori e tappeti di verdi foglie inondano il centro antico di profumi ed essenze naturali, sui motivi incastonati nei disegni o nei mosaici finemente cesellati sul selciato, sui lastricati di ciottoli e pianelle in cotto, mentre cortei di genti dagli abiti sontuosi celebrano con gare tra arcieri, cavalieri e cavalli, le vestigia e i fasti dei tempi andati, con processioni di santi e baldacchini con madonne portati in trionfo, a spalla per le vie dell'abitato. Poi, feste pagane nei tempi della vendemmia, del vino nuovo, della raccolta delle olive, dell'anno nuovo, della nuova stagione e della stagionatura dei formaggi, della rimembranza delle gesta dei suoi eroi e di cittadini illustri, dei fasti che furono come di quelli che sono e che saranno, delle mille tradizioni che qui, ad Artemide delle mille città, non temono il passo del tempo e trovano degno spazio, giusto riconoscimento, nelle attenzioni come nel tributo operoso dei suoi abitanti.
La notte, dopo il lungo cerimoniale delle cene conviviali, allestite nelle mille piazze, tra vicoli vivaci e scorci preziosi che non ti aspetteresti, nell'allegria goliardica delle mille taverne all'aperto, il salire lento di una coltre brumosa d'umidità, simile a una fitta spugna lattiginosa che risale imperterrita dalle valli, filtra le luci artificiali e opacizza le luminarie brillanti delle vie ingioiellate a festa, segnando l'ora del rientro nelle abitazioni, per l'agognato e meritato sonno ristoratore, mentre la brume notturna si avvia a prendersi cura dei giardini, con le sue finissime preziose stille di rugiada trasportate dagli aliti sospesi delle brezze lunari, che salgono dal mare agli altipiani fortificati, mescolandosi con quelle che arrivano dall'interno delle forre e giù nei calanchi, oltre le mura e sui terrazzi, per adagiarsi dolcemente sulla città, rinfrescando di un tenero risveglio gli animali e le genti ospiti in Artemide, nello sfavillìo della brina mattutina.
Sul far del giorno, gatti, cani, conigli, galli e altre bestie da cortile, animeranno liberi le vie del borgo, tra il brulichìo operoso delle donne e degli uomini che allestiscono allegramente le bancarelle dei commerci, delle arti e dei mestieri, in un mercato continuo tra piazze e vie, dove trovare esposto e alla portata di tutti ogni ben di Dio, mentre altrettanti uomini e donne si attivano per occuparsi della manutenzione della città, o per recarsi nelle campagne attigue, o per avviare i lavori del porto, o quelli rigogliosi delle terme, dedicarsi ai servizi, e allo studio. Sembrerebbe che ogni abitante si prenda cura di un animale, in Artemide.
L'arte, le scienze, la letteratura, gli antichi e i nuovi mestieri, il commercio, trovano ogni giorno nuovi impulsi tra le copiose vie, le piazze, le case, i cortili, i giardini, le terrazze di Artemide. Sulla piazza principale, che è la più bella per ampiezza, luce, e storia, l'acqua delle fonti zampilla giocosa da tre fontane, ognuna con il suo proprio gusto, addossate all'imponente palazzo della comunità, che si presenta con grandi vetrate e ampi finestroni, dove trionfano, sventolando gaie al sole, le bandiere e i vessilli delle frazioni, della città, del paese, e della corporazione di nazioni di quella parte di mondo invisibile cui Artemide appartiene.
Gli uomini preposti alla cura del bene comune sono scelti tra i giovani meritevoli di Artemide, e si obbligano ad acquisire il parere dei saggi e gli orientamenti dei giovanissimi, prima di assumere decisioni, avendo cura che i provvedimenti utili all'innovazione della città di oggi, e alla conservazione della città di ieri, producano solo vantaggi ed effetti positivi per i cittadini di sempre, di ieri, di oggi, di domani, per Artemide e per le sue campagne, per le città attigue e per l'insieme dei paesi e degli uomini degli altri mondi. Il loro principale compito è quello di influire positivamente nel benessere degli uomini che sono, che erano, e che saranno stati, preservando la cultura del rispetto delle epoche, dei mondi e della natura, di cui sono l'ultima diretta emanazione, e della storia, di cui sono il frutto che si rinnova nel tempo. Scelti per indole, e competenza, ognuno di loro dovrà avere capacità, cuore, partecipazione. I cittadini di Artemide li potranno scegliere direttamente, indicando il preferito per i servizi, per l'iniziativa pubblica, per gli insegnamenti, per il decoro e il mantenimento del bello urbano, delle terre e delle acque, per la salute, per la conservazione della storia, per le arti e i mestieri, per la mobilità, per l'intrattenimento, per la ricerca, per l'innovazione, per l'economato. Il risultato della consultazione popolare è una sorpresa, in Artemide, poiché non vi sono liste né candidati, e ognuno è libero di indicare il nome che più gli piace. I segnalati potranno svolgere il compito per il quale saranno stati scelti, a condizione che quello sia il loro mestiere, cosicché non sarà possibile eleggere un architetto per l'economato o un professore per la salute, bensì sarà normale vedere uno studioso impegnarsi nella ricerca, o un artigiano nella cura delle incombenze pubbliche delle arti e dei mestieri. È una delle tante risorse che chiamano competenza, e che valorizzano in base al merito, i cittadini di Artemide.
Ci sarà tempo per guardare i gatti che trascorrono le ore a guardare il tempo che passa, qui ad Artemide, ma ad Artemide, vuoi per sciatteria, presunzione, ingordigia, ignavia, cupidigia, invidia, tutte queste meraviglie i cittadini le hanno già perdute, divelte e compromesse, sotterrate per sempre nell'ignoranza tracotante dei delatori interni, facendo di Artemide una delle tante città invisibili, tutte uguali, le une alle altre.