di Angelo Borgna
Egregio Signor Ministro, Le scrivo questa lettera pur temendo che mai
Lei avrà modo di leggerla. Ed allora? Beh, mi conceda la speranza che
lo farà e la prego anche di comprendere uno come me, genitore di un
figlio disabile, che dopo aver sperato e provato in tutti i modi ad
avere un minimo di ascolto e di giustizia ecco che incomincia a fare cose sciocche ed assurde come quella, appunto, di scrivere al Ministro.
Le scrivo non perché consideri Lei, Ministro Francesco Profumo,
responsabile del problema che di seguito Le illustrerò. Tutti sappiamo
che sono ben altri i responsabili di questa vergogna, tutti quei
ministri, TUTTI, che hanno avuto l’onore di occupare negli anni la sua
poltrona e che si sono limitati, appunto, ad “occupare la poltrona” e
che mai si sono concretamente preoccupati della scuola pubblica,
dell’utenza della scuola pubblica, di TUTTA l’utenza, e dei suoi
problemi.
Ed allora perché le scrivo Signor Ministro? Perché mi è
rimasto solo questo da fare, perché mio figlio, disabile, credo che
abbia gli stessi diritti degli altri figli normodotati, che già ne
hanno pochi (non ne ha di più, HA GLI STESSI DIRITTI) ed io, senza
gridare, in modo educato e civile, vorrei ricordarlo anche a Lei
sperando che Lei, prima di andarsene, riesca a risolvere questo
problema.
Qual’è il problema? Ecco: mio figlio, oggi
quattordicenne, è affetto da autismo. E’ stato regolarmente iscritto
all’età di tre anni alla scuola dell’infanzia dove ha conosciuto la sua
PRIMA insegnante di sostegno che è riuscito miracolosamente a mantenere
per tutti e tre gli anni del ciclo scolastico e con la quale aveva
creato un rapporto perfetto, sia dal punto di vista umano che didattico.
Ma cosa succede? Non so per quale perverso meccanismo ministeriale e
burocratico, ed in barba alla tanto decantata “continuità educativa”,
con l’ingresso alla scuola primaria mio figlio deve cambiare insegnante
di sostegno, DEVE cambiare perché, inspiegabilmente, non si comprende
per quale motivo l’insegnante della scuola materna non può accompagnarlo
anche alla scuola primaria. Ed ecco, quindi che in prima elementare mio
figlio conosce la sua SECONDA insegnante di sostegno. Ma l’anno
successivo questa seconda insegnante di sostegno viene trasferita ed in
seconda elementare mio figlio conosce la sua TERZA insegnante di
sostegno che a metà anno scolastico se ne va e, sempre in seconda
elementare mio figlio ha la fortuna di conoscere la sua QUARTA
insegnante di sostegno. In terza elementare conoscerà la sua QUINTA e,
sempre nello stesso anno, la sua SESTA insegnante di sostegno, in
quarta elementare la SETTIMA ed in quinta elementare la sua OTTAVA
insegnante di sostegno.
Mio figlio è così arrivato alla quinta
elementare ed in questo percorso ha cambiato ben OTTO insegnanti di
sostegno ed un’osservazione sorge spontanea Signor Ministro: gli amici
di mio figlio, amici che hanno frequentato in questi anni, anno dopo
anno, la sua stessa classe, tutti normodotati, NON HANNO MAI CAMBIATO
INSEGNANTE OD INSEGNANTI, hanno giustamente mantenuto, anno dopo anno,
gli stessi insegnanti ed allora perché, PERCHE’, un bambino disabile,
quindi un bambino più fragile, problematico, che ha bisogno di
stabilità, di punti di riferimento certi, un bambino che ha difficoltà a
riadattarsi continuamente ad una nuova figura, un bambino che per poter
apprendere, nel limite del possibile, ha bisogno di un clima sereno e
di un rapporto stabile DEVE subire tutto questo?
Ma non finisce
qui, Signor Ministro. Mio figlio approda alla prima media (secondaria
di primo grado) e sa cosa succede? Lei non ci crederà ma cambia
nuovamente insegnante di sostegno e sa perché? Io spero che i solerti
dirigenti ministeriali lo sappiano perché io non l’ho capito e non lo
so. La spiegazione che mi è stata data è che l’insegnante di sostegno
della scuola elementare non è abilitata per insegnare alla scuola media,
come se mio figlio entrando alla scuola media potesse seguire il
programma didattico ed educativo di questa scuola. Mio figlio, Signor
Ministro, in prima media non sa ancora leggere e scrivere, deve
necessariamente seguire un programma specifico che si adatti a lui ed al
suo livello di sviluppo, programma che grazie a questo tourbillon ogni
anno dobbiamo concordare di nuovo e ridiscutere con la nuova insegnante
e con gli operatori della ASL. E così, ecco che in prima media, in
barba alla continuità educativa e soprattutto senza alcun minimo
rispetto umano, mio figlio conosce la sua NONA insegnante di sostegno.
Ma ancora non finisce qui, Signor Ministro. Pochi giorni fa ho saputo
che l’attuale insegnante di sostegno, preparata, in gamba e
disponibilissima, essendo stata nominata di ruolo, il prossimo anno se
ne andrà, DEVE andarsene perché di ruolo!! Tutto questo, Signor
Ministro, in barba alla disabilità. In seconda media mio figlio
conoscerà la sua DECIMA insegnante di sostegno.
Concludo, Signor
Ministro, sottolineando che le insegnanti di sostegno di mio figlio, che
ringrazio tutte indistintamente per l’impegno e la passione che hanno
dimostrato nel lavoro e per l’affetto dimostrato verso mio figlio e che
ancora oggi dimostrano, sono sempre state costrette ad andarsene e
lasciare l’incarico e questo in base a leggi e regolamenti degni di un
paese incivile, in base a meccanismi che nulla hanno a che vedere con la
disabilità ed il delicato ruolo che questi insegnanti ricoprono e sono
state costrette ad andarsene dopo essere riuscite ad instaurare un
ottimo e proficuo rapporto con mio figlio.
Lei pensi, Signor
Ministro, che nonostante tutto quello che ho scritto sopra mi si dice
che mio figlio deve considerarsi fortunato perché ci sono zone nel
nostro bel paese dove i bambini disabili il sostegno scolastico neanche
riescono ad averlo. Questa osservazione aggiunge vergogna alla vergogna.
Nostro figlio, Signor Ministro, come ed insieme a tanti altri
bambini disabili, ha bisogno di lavorare molto, in modo costante e
guidato da personale qualificato per raggiungere la massima autonomia
possibile. Oggi nostro figlio, quattordicenne, non sa ancora leggere e
scrivere e si esprime verbalmente con difficoltà. Chissà, forse in una
scuola organizzata in un modo diverso e soprattutto in una scuola più
attenta ai bisogni dei più deboli, nostro figlio oggi avrebbe qualche
autonomia in più e, soprattutto, in una scuola diversa avrebbe goduto
di un maggior rispetto.
La ringrazio per l’attenzione e Le auguro buon lavoro.
Angelo Borgna